L’infermiera, la paura, la speranza

La credenza che il nemico è sempre fuori di noi, davanti o vicino, ma sempre ben confinato in un suo spazio, ci ha accompagnato per molti anni.
Si sente uno strano silenzio fuori nell’aria, solo il suono lontano di qualche sirena: è un’ambulanza, ma è lontano.
La maggior parte delle persone è spaventata, gli sguardi sono persi nel vuoto in cerca di risposte che non verranno, non adesso. Questi giorni in ospedale sono terribili, niente è più al suo posto, è un continuo movimento di letti e di malati: chi arriva, chi viene trasferito, chi torna a casa e chi a casa non torna più.
Il suono dell’ambulanza è un po’ più vicino, ma non viene per me, per ora.
Dietro le mascherine gli occhi si incrociano e si scambiano sentimenti comuni, uno in particolare è il più diffuso in tutti coloro che stanno vivendo nel marasma degli eventi: la paura. Ci si sveglia con la speranza di sentirci ancora vivi, ma per quanto?
Di nuovo il suono dell’ambulanza, sempre più vicino, ha preso chi avevo vicino.
Lo sguardo è lo stesso, alla ricerca di risposte che nessuno ti può dare. In corsia c’è una frase che si ripete come un mantra: questo periodo passerà, verranno tempi migliori e poi lo sguardo incrociato col collega ci dice: non adesso.Ora ti senti debole, febbre e tosse ti perseguitano, la stanchezza prevale ed il suono dell’ambulanza è con te, è per te.
Il nemico è entrato, non lo vedi ma la battaglia è iniziata, i sintomi sono le prime avvisaglie di una lotta che si sta compiendo da soli. Un corpo a corpo con quell’invisibile nemico che d’invisibile ormai non ha più nulla. In questi giorni forse inizi a capire che quello in cui credevi va rivalutato. Il nemico non solo è molto vicino a noi ma è entrato in molti di noi, ormai fa parte di noi, rimarrà per sempre nella nostra memoria.
Chi si salverà sarà colui che ha lottato, abbracciato il nemico e l’ha sconfitto col suo stesso sistema. Immunitario.
Annunciata Pollini
Caposala presso l’Ospedale Carlo Poma di Mantova
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